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Quello Stato debitore con i cittadini |
Precisiamo che tutti gli articoli del Dott. Giuseppe Mucciaccio sono di prima mano, in quanto passatici personalmente dall'autore. Nel caso in cui dovessimo prenderli da altri, ne preciseremo la fonte. Guai se il cittadino ritarda a pagare! Guai se va oltre la scadenza! Si tratta di multe salate, sovratasse pesantissime, interessi notevoli... La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
Fateci caso: quante volte sentiamo fino allo sfinimento della vigorosa oppressione fiscale e dei presunti debiti degli italiani con l’erario e mai, ovvero quasi mai, si parla, al contrario, dei crediti vantati dagli italiani nei confronti dell’amministrazione statale. Come è noto, lo Stato oltre a perseguitare le economie familiari e non, gonfia, nel contempo, il costo di quei servizi tradizionalmente inefficienti, che vedono come una chimera un miglioramento auspicato da anni e che non trova alcuna attuazione. Certo il sistema bancario svolge un ruolo indubitabilmente e fortemente invasivo nel sistema nel suo complesso, ma non possiamo certo giustificare il modus operandi di uno Stato celerissimo quanto si tratta di incassare e lentissimo nel “rimbosare” gli utenti, esasperati da quella sanguisuga chiamata “visco”, pardon, fisco. In questi giorni in cui il caldo sembra proprio non volerci più abbandonare e dove la parolina tesoretto continua, ancora, ad insinuarsi timidamente nel salottiero mondo politico, da più parti si invoca un sorta di “armistizio fiscale”, che vada a premiare quei cittadini virtuosi gabbati in passato con bollette a dir poco salate. Nel cercare di elencare, ovvero di individuare, le voci di bilancio della macchina statale, possiamo notare come la medesima annota con cura i crediti contratti con i cittadini e quanto sia poco sollecito nel riconoscere i debiti che ha verso quei “generosi contribuenti”, piegati da quella “tassomania” che sembra non avere alcuna intenzione di abbassare la “torrida temperatura fiscale”. Non a caso, se proviamo a cercare dati precisi in merito all’entità dei rimborsi, vediamo come mancano in tal senso cifre che consentano di identificarli con un certo grado di attendibilità. La cosa più grave, poi, è che, nonostante lo Statuto del Contribuente disciplinato dalla legge del 27 luglio 2000, n. 212 dica all’art. 8 (Tutela dell’integrità patrimoniale del contribuente) che “L'amministrazione finanziaria è tenuta a rimborsare il costo delle fideiussioni che il contribuente ha dovuto richiedere per ottenere la sospensione del pagamento o la rateizzazione o il rimborso dei tributi” nonché“il rimborso va effettuato quando sia stato definitivamente accertato che l'imposta non era dovuta o era dovuta in misura minore rispetto a quella accertata”, l’amministrazione finanziaria, nonostante il dettato appena menzionato, ricorre con sfacciata continuità alla famosa prescrizione (avente un termine decennale come da artt. 2946 e segg c.c.) nei confronti delle richieste di rimborso. Senza contare il sospetto ritardo con il quale emette informazioni su una voce (uscite) che non vede, oggettivamente, la stessa attenzione mostrata per la determinazione delle entrate. L’ultimo dato a disposizione è relativo all’anno 2006 ed è possibile trovarlo nel sito dei contribuenti (contribuenti.it) dove l’ammontare del debito si attesta intorno ai 25,9 miliardi di euro dovuti a una fetta consistente di italiani: si parla di circa 4 milioni di contribuenti. A questo aggiungiamoci i notori “tempi biblici” che occorrono per i rimborsi, che variano nella media da 11 (eccola la prescrizione!) ad addirittura 24 anni ed il dado è tratto. Intanto l’Agenzia delle Entrate fa sapere che per il 2007 i rimborsi previsti si quantificano in 12,5 miliardi di euro. Tuttavia toccando quest’ultimo tema interviene una domanda quantomeno opportuna: tra debiti statali e soprattutto bancari cresciuti con l’indebito signoraggio, quanti soldi realmente dovrebbero ottenere i poveri cittadini? Quantificarli ci sembra umanamente impossibile. In ogni caso si continua imperterriti a parlare di quel mostruoso debito pubblico che come un cappio al collo strozza ogni possibilità di rilancio per l’economia italica. Gianluigi Mucciaccio |
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